Futuro Asm Terni, ancora scontro: «Mettete il ‘bavaglio’» «Nessuna svendita»

Consiglio comunale straordinario sul bando della società partecipata del Comune: la minoranza attacca, Latini e Masselli controbattono

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Un consiglio comunale straordinario richiesto da sette consiglieri di minoranza per chiedere deludicazioni sul futuro di Asm in merito – si è parlato anche dell’incendio dell’impianto di selezione dei rifiuti indifferenziati, ma il focus era principalmente su altro – alla procedura di ricerca di un partner industriale per il rafforzamento e l’estensione delle linee di sviluppo, con cessione di azioni fino al 49%: si è svolto lunedì pomeriggio senza particolari novità rispetto a ciò che era già noto. L’opposizione attacca: «Si svende un asset pubblico e si privatizza, eppure il sindaco Leonardo Latini nel 2018 smentì questa possibilità. Si cerca inoltre di mettere il bavaglio per impedire di discuterne». Lo stesso primo cittadino e l’assessore alle partecipate controbattono: «Non si svende nulla, è solo un’operazione per rendere più competitiva l’azienda. Magari anche in ambito extraregionale».

IL BANDO DI ASM PER LA RICERCA DEL PARTNER INDUSTRIALE

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Futuro Asm, trasparenza e partner

A spiegare la motivazione per la richiesta del consiglio straordinario è stato Alessandro Gentiletti di Senso Civico: «Il tema centrale è il ruolo delle partecipate e il ruolo che il Comune vuole ritagliarsi per il futuro di Asm. Qual è la situazione? Quali sono le prospettive e lo sviluppo della ricerca del partner industriale? Quante offerte sono pervenute? Avviare un discorso pubblico e trasparente per la città». Informazioni che non saranno comunicate: «La procedura è in corso, poi si farà un consiglio quando sarà tutto pubblico. Queste cose le sa solo il Responsabile unico del procedimento, Stefano Tirinzi», replicherà Masselli. Lo stesso titolare al bilancio di palazzo Spada si è poi lanciato in un maxi intervento da 33 minuti per parlare sia dell’incendio del 12 agosto che dell’iter in corso per il partner industriale: in sostanza ha ricordato che PricewaterhouseCoopers vinse il bando per l’affidamento dell’attività di advisor per una consulenza strategica per Asm con aggiudicazione del 29 maggio 2020. Da allora sono scattate le varie fasi propedeutiche (quattro le indicazioni, si è seguita quella in via di sviluppo per la ricerca di un partner industriale) per giungere alla pubblicazione dell’avviso pubblico del 7 maggio scorso, quindi la negoziazione competitiva con i soggetti coinvolti (massimo tre), il giudizio della commissione per redigere la graduatoria e un’ultima negoziazione di Asm – con verifica dei requisiti dichiarati – con il primo in lista. Parte la critica di Gentiletti: «Mi sembra una presa in giro, leggere per trenta minuti il bando dimostra che non c’è interesse politico. La verità è che il capitale sociale verrà venduto al 49% ad un privato e non c’è una visione di sviluppo. Si vende a pezzi il patrimonio pubblico».

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Lo scontro con la Braghiroli

Si accende lo scontro politico a questo punto. Perché Patrizia Braghiroli (capogruppo FdI) fa notare che «Gentiletti non avrebbe dovuto fare un intervento in discussione, era una comunicazione del sindaco formalmente». L’esponente della minoranza ha attaccato: «Si sta cercando di impedire ai consiglieri di discutere del futuro di Asm. Complimenti, si vuol mettere il bavaglio. Entra in gioco anche il capogruppo della Lega Federico Brizi: «Vendita? No, si sta cercando un parter industriale che sostenga l’amministrazione nelle politiche industriali e di sviluppo di Asm. Si fa un passo in avanti, vogliamo dargli un futuro nel panorama industriale italiano in questo settore». Sponda opposizione è stato critico anche il capogruppo Pd Francesco Filipponi: «Ok l’intervento di Masselli, ma non c’è chiarezza sui partecipanti del bando e lo stato dell’arte. Qui c’è chi vuole ‘strozzare’ il dibattito». Sulla stessa linea Comunardo Tobia (M5S): «La nostra partecipata sarà venduta al 49%. Qual è il ruolo del consiglio? Ratificheremo una scelta già fatta?». Non va molto lontano dalla verità il collega pentastellato Federico Pasculli: «Il più interessato, vedendo alcuni volti, è l’orsetto alle spalle del consigliere Montagna», con riferimento alla maggioranza. «Non esiste un piano, c’è solo la svendita degli asset». Per Lucia Dominici (capogruppo FI) «con il percorso attuato si va verso il rinnovamento della nostra multiutility». Il sindaco si palesa dopo l’input di Tiziana De Angelis (Pd): «Ha intenzione di dirci qualcosa o no?».

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«Nessuno svende nulla, serve società forte»

Breve il discorso di Latini: «Occorre un discorso di prospettiva, scevro da letture ideologiche. Non stiamo vendendo Asm, serve prendere le mosse da ciò che si possiede: serve una società forte, è una ricerca di partner industriale per competere sui mercati». Infine per la giunta c’è stato il secondo intervento di Masselli: «Qualcuno si è annoiato? Si vede che era prevenuto. Per quel che concerne la chiarezza ci sono questioni che non sa nessuno al di fuori del Rup. Quando saranno pubbliche ci potrà essere un nuovo consiglio». Dopo quasi due ore e trenta di chiacchiere politiche si passa ad altro.

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In questo caso è Claudio Fiorelli (M5S) a chiedere aggiornamenti dopo aver letto le dichiarazioni del presidente Asm Mirko Menecali: «È confermato che sarebbe scaturito da una batteria al litio che aveva preso fuoco? C’è stato incremento diossine, pm10 e pm 2.5. In un impianto così importante è possibile che una semplice batteria possa generare questo gran macello? Sono preoccupato». Il sindaco non si è sbilanciato: «Siamo in attesa, c’è l’indagine in corso. Tutto in fase di accertamento».

La nota congiunta della minoranza

All’indomani del consiglio intervengono con una nota congiunta i consiglieri di opposizione: «Ha confermato quello che temevamo. È effettivamente intenzione di questa amministrazione vendere ai privati il 49% di Asm Terni SpA. Non solo, l’amministrazione sembra pronta pure a spacchettare tutti i servizi che la municipalizzata svolge, vendendoli separatamente e così privando la società della sua strategicità. Una scelta assurda, che fa soltanto gli interessi dei privati, sulla quale l’assessore alle partecipate, vero deus ex machina dell’amministrazione e del suo partito che ormai comanda più del sindaco, ha tentato di alzare una cortina di fumo e di omertà politica. Il sindaco  è sempre meno credibile. Aveva promesso che l’acqua sarebbe rimasta pubblica invece ha rinunciato di fatto al controllo pubblico della partecipata facendo esplodere gli aumenti tariffari. Ad oggi la città non ha registrato alcun significativo investimento promesso sulle reti idriche, dove continua ad esservi una dispersione di oltre il 40%. Il sindaco aveva promesso che non avrebbe venduto Asm, parlando di fake news dello opposizioni e ha deciso di vendere Asm.  Nessun intervento da parte della giunta ha chiarito poi quale è la visione politica e strategica sulle municipalizzate. Il discorso alto che abbiamo provato a sollevare è stato fatto cadere nel vuoto , con tanto di guardie miliziane dell’assessore alle partecipate che sono intervenute soltanto per tentato maldestramente di mettere il bavaglio al consiglio comunale,  chiedendo al presidente del Consiglio di far addirittura tacere i rappresentanti eletti dai cittadini per non disturbare il manovratore. Noi crediamo che il ruolo delle municipalizzate sia fondamentale nel rilancio e nello sviluppo del territorio e che ogni decisione vada inserita all’interno di una visione chiara e approfondita,  non improvvisata in base alle convenienze del momento. Noi crediamo che per rilanciare Asm altre siano le ipotesi da studiare,  a partire dalla creazione di una multiutility regionale fino ad una partnership con altre controllate pubbliche che operano sul territorio nazionale.  Infine alta è la preoccupazione – concludono – per i tanti lavoratori anche precari che da anni dedicano alla municipalizzata la loro professionalità».

La replica del sindaco

Non si fa attendere la replica di Latini: «Asm è stata ereditata dall’attuale amministrazione con oltre 130 milioni di euro di debito; anzi, precisiamo, è stata ereditata da un ente – il Comune di Terni – lasciato in dissesto dalle precedenti amministrazioni e che si è fatto carico anche della pesantissima situazione di Asm. Su questo le opposizioni, specie quelle che governavano prima e i loro nuovi alleati, dovrebbero riflettere un po’ di più prima di diffondere le solite strumentalizzazioni e la consueta disinformazione. Parlo di disinformazione perché, come ho ripetuto chiaramente lunedì in consiglio comunale, nonostante la pesantissima situazione finanziaria di Asm che è stata nettamente migliorata dall’attuale gestione, non abbiamo alcuna intenzione di vendere l’azienda. Stiamo invece cercando un partner industriale e finanziario che dia solidità economica e tecnologica ad Asm, per consentire all’azienda di affrontare tutte le sfide della transizione ecologica in posizione adeguata, per competere con i soggetti più forti del settore a livello regionale ed extraregionale, per vincere le sfide nelle gare d’ambito e su tutti i fronti. Vogliamo che il Comune – aggiunge – mantenga il controllo delle linee strategiche della società, tenendo sempre in primo piano il perseguimento dell’interesse pubblico che però, si badi bene, non riguarda soltanto la situazione attuale, ma anche la capacità di Asm di svilupparsi e di confrontarsi con il mercato e le sue sfide nei prossimi anni. La volontà di rafforzare l’azienda va inoltre nel senso opposto a quello adombrato dall’opposizione: noi vogliamo un’Asm più forte proprio nell’ottica di mantenere tutti i servizi sul territorio. Non ci sarà dunque alcuno spacchettamento di Asm, ipotesi della quale nessun amministratore ha mai parlato. Intendiamo invece ragionare in un’ottica di prospettiva: le grandi sfide che attendono una società come Asm in questo momento storico, richiedono una serie di requisiti e di strumenti che stiamo cercando di ottenere. In ogni caso, come gli esponenti dell’opposizione dovrebbero ben sapere, ogni decisione – conclude – sarà discussa e votata dal consiglio comunale secondo le procedure previste».

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