Terni: «Manca una politica per la città»

L’ex assessore Giorgio Armillei a tutto campo all’assemblea dell’Azione cattolica: il suo, dopo tanti interventi, sembra un abbozzo di manifesto politico

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di M.T.

La faccenda comincia a prendere un verso. Troppe e troppo frequenti, le sortite dell’ex assessore comunale Giorgio Armillei, per non essere motivate da un pensiero che le leghi tra loro. E adesso si comincia a capire qualcosa di più. Perché durante l’assemblea organizzata dall’Azione cattolica – c’era un bel po’ della politica politicante che conta ad ascoltare – Armillei ha messo in fila un po’ di concetti che somigliano alla bozza di un programma politico.

I CONCETTI IN UN FILE

Giudizio tranchant Per cominciare – e per mettere in chiaro da dove parta l’analisi – c’è un’idea: «I politici non sono la politica», ma sopratutto «la politica a Terni non è la politica per Terni». Senza trascurare che «troppa politica collassa la città ma alcune cose le può fare solo la politica».

Le delusioni Armillei, poi, indica «la programmazione negoziata, l’intesa istituzionale di programma, il contratto d’area, il patto per lo sviluppo, il patto di territorio, il polo universitario ternano, le politiche per l’industria culturale e il cinema, l’area di crisi complessa» come le grandi delusioni di questa stagione politica, a Terni ed in Umbria. 

IL CORSIVO DI WALTER PATALOCCO

I partiti Il nocciolo del problema, pare di capire, secondo Armillei sta – forse più che nei partiti – nel modo in cui i partiti stessi sono organizzato (o forse non organizzati?): perché parla della necessità di «una classe dirigente legittimata dagli interessi della città», mentre indica il PD (con il quale i rapporti non sono mai stati idilliaci) come «un partito in franchising», mentre indica «il populismo come inesorabile dominio di un’oligarchia illiberale. Non uno vale uno (il riferimento al M5S pare evidente; ndr) ma pochi e senza controllo». Secondo questo criterio «solo i populisti rappresentano il popolo, solo l’oligarchia di comando rappresenta i populisti», mentre essere popolari significa «governare rispondendo agli elettori e ai cittadini».

Le ricette Per uscire dalla spirale discendente e rimettere in marcia il sistema, secondo Armillei è necessario «investire sulla politica per invertire il declino della città, investire sui partiti per invertire il declino della politica, investire su una selezione aperta della leadership per invertire il declino dei partiti», ma soprattutto «investire su un’alleanza trasversale per la leadership della città che contrasti la chiusura carrierista e quella populista». Il sasso (bello grosso) nello stagno è stato lanciato: adesso non resta che aspettare quante e quanto alte saranno le onde provocate.

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