Terni, Foro Boario: avvisi e ingiunzioni

PalaTerni, doppia comunicazione da palazzo Spada: c’è il documento per le graduatorie legate al mercatino settimanale. Gestori ortofrutta, deadline il 1° giugno

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Avviso pubblico per comporre la graduatoria in merito all’assegnazione dei posteggi nella nuova location di vocabolo Staino da un lato, atto ingiuntivo per la riconsegna coattiva dell’area demaniale dall’altro. Per la cantierizzazione del palaTerni il Comune corre su un doppio binario: gli ambulanti del mercatino settimanale ed i gestori delle strutture per l’ortofrutta. Le situazioni sono ben diverse. Fatto sta che per la prima settimana di giugno l’obiettivo è liberare l’intera area del Foro Boario.

PALATERNI E MERCATO ORTOFRUTTA, MANCA LA ‘QUADRA’

Le richieste con scadenza al 27 maggio

Il dirigente Andrea Zaccone e il funzionario tecnico Claudio Filena hanno firmato l’avviso pubblico rivolto agli ambulanti del mercatino settimanale. Si tratta di un passaggio necessario per i posteggi da assegnare – in vocabolo Staino – agli operatori titolari di un’autorizzazione di concessione: «In considerazione dello spazio disponibile – si legge – presso tale area e della necessità di contemperare lo svolgimento del mercato con gli altri profili connessi (dalla sicurezza, alla viabilità sino alla compresenza in zona in alcuni periodi di attrazioni dello spettacolo viaggiante), potranno essere verranno successivamente individuate specifiche ripartizioni dei posteggi  distinte per metrature standard; laddove in previsione della prima data di svolgimento del mercato del mercoledì – il 3 giugno – non risulti possibile il completamento della fase di scelta dei posteggi, potranno essere adottate relative disposizioni provvisorie inclusa l’ipotesi dell’assegnazione d’ufficio».

L’ASTA DESERTA PER I CINQUE LOTTI

Pagamenti e debiti

C’è una specifica a sé per quel che concerne la regolarità dei pagamenti: «Nel caso in cui dovesse emergere l’irregolarità ai fini Durc o rispetto ad altri pagamenti di quanto dovuto al Comune di Terni a qualunque titolo in conseguenza di precedenti occupazioni di suolo pubblico (sia per  i commercianti su aree pubbliche che per i produttori agricoli), sarà comunque consentita la prosecuzione dell’attività, per le edizioni del mercato del mercoledì ricomprese nel termine successivo di 60 giorni a decorrere dalla prima data di svolgimento dello stesso presso l’area di vocabolo Staino, esclusivamente da parte di quelle aziende che, nel precitato modello di richiesta allegato, abbiano contestualmente domandato di essere ammesse al beneficio finalizzato a consentire la conseguente regolarizzazione secondo le vigenti procedure; laddove nemmeno all’esito della procedura sopra descritta emerga che la posizione sia stata sanata, non si procederà al rilascio di alcun titolo concessorio e la posizione verrà definitivamente archiviata». Per quest’ultima ipotesi c’è un altro input: «Solo con riferimento a quelle attività condotte in affitto di azienda, il titolare della medesima, entro il termine di 15 giorni dal ricevimento della notizia dell’archiviazione della posizione del proprio avente causa, potrà richiederne la reintestazione, comunque producendo in allegato alla relativa domanda, nel caso in cui l’irregolarità nei pagamenti risulti riferita alle somme dovute al Comune di Terni in conseguenza della precedente occupazione effettuata dal proprio avente causa, o documentazione a riprova dell’integrale sanatoria, oppure, esclusivamente qualora la posizione debitoria risulti superiore ad 5 mila euro, contestuale richiesta di ammissione al beneficio di cui all’art. 18, comma 1, del regolamento comunale e pertanto allegando documentazione a riprova del pagamento di almeno il 40% della somma dovuta, con contestuale impegno a versare il residuo con un piano di rientro di non oltre 24 rate mensili da versarsi nei successivi due anni». Le domande dovranno essere inviate tra il 13 e il 27 maggio, solo a mezzo pec.

MERCATINO RIPARTITO AI MINIMI TERMINI. A GIUGNO TUTTI A VOCABOLO STAINO

L’atto ingiuntivo e la deadline

La questione è ben più complicata per i gestori del mercato ortofrutticolo, come riassunto dai protagonisti nella commissione consiliare dello scorso settembre. In questo caso ai cinque operatori attivi è arrivata una comunicazione a firma del dirigente alle attività finanziarie Claudio Carbone e del funzionario Angelo Baroni: al centro dell’attenzione la riconsegna coattiva dopo la scadenza delle concessioni avvenuta il 30 settembre del 2018 e il recente bando a vuoto per il rilocalizzazione – le interlocuzioni in questo periodo sono proseguite tramite Maria Bruna Fabbri di Confcommercio – in strada di Tavernolo. In sostanza è stato ordinato ai mercatali di ‘liberare’ l’area entro il 1° giugno post demolizione delle strutture esistenti: in caso di inosservanza scatterà «l’azione di autotutela per il recupero degli immobili». Si parla di decine di migliaia di euro – sono stati chiesti dei preventivi nelle settimane scorse – in totale. Martedì mattina c’è stato una riunione tra gli operatori per capire come muoversi: non c’è molto spazio di manovra e per il momento un ricorso Tar (ci sono 60 giorni per presentarlo) sembra escluso. Come noto i legali che si stanno occupando della vicenda sono Luisa Falcioni e Umberto Segarelli.

SI PROCEDE VERSO LE DEMOLIZIONI

Indotto, famiglie e fatica

In merito alla situazione venutasi a creare, nei giorni scorsi la Umbra srl – una delle società che hanno ricevuto l’ingiunzione – aveva scritto una lettera ripercorrendo le ultime settimane: «Da quel 18 febbraio in cui è andata deserta quella prima asta pubblica dove ‘nessuna offerta e tutto da rifare per l’assegnazione dei cinque lotti legati al trasferimento del mercato ortofrutticolo dal Foro Boario a strada di Tavernolo’ ad oggi, la scena della vita di tutti noi è cambiata, e crediamo per non tornare ad essere mai più come prima per le nostre abitudini, forse solo meglio giacché il peggio non si può certo immaginare. Anche quella dei gestori del mercato ortofrutticolo a ridosso del parcheggio del ‘Liberati’ che, proprio mentre nel nostro paese il ritmo della vita di tutti cominciava ad essere fermato, loro hanno scelto di velocizzarlo. Hanno scelto di spostare l’attenzione dal ‘privato interesse’ a quello della piccola città in cui vivono da sempre, che pare si stia stringendo attorno al loro, come ‘felice’ per la mancata delocalizzazione. Almeno ad oggi. Già da quella mattina decine di ‘cittadini nuovi clienti’, che sono divenuti nell’arco di poco più di un solo mese centinaia, cercavano proprio all’interno della loro piccola città, nel ristretto raggio in cui potersi muovere per non incorrere in sanzioni, un mercato cui potersi rifornire di ciò che da decreto è ritenuto ‘bene e servizio essenziale’. ‘attività cruciale. Per cui quella di queste decine di operatori ortofrutticoli del mercato ternano. Tutti in prima fila per poter offrire ciò che è essenziale, ciò che và garantito. Nient’altro che un mercato all’interno del quale tuttavia questi operatori e circa quaranta famiglie coinvolte più quelle dell’indotto, mentre vivono in una situazione di massima incertezza, sono per di più disposti a prolungare il loro orario di lavoro sino a sera. La Umbra srl lo fa, aumentando la fatica per poter raggiungere quanti più possibile anche al domicilio; per potersi permettere di continuare a servire e garantire a tutti. E sono circa 300 i negozi nella provincia di Terni ma anche fuori regione, ristoratori e privati nelle loro fasce orarie, ciò di cui necessitano. E pensare che, da un punto di vista politico ed amministrativo, la loro presenza ‘non rientra nei servizi essenziali che l’amministrazione deve fornire’. Oggi lo pensano ancora?  È davvero ‘venuto meno l’interesse pubblico’? Non si oppongono certo al trasferimento i lavoratori, seppure oggi tanti cittadini ringraziano il cielo che siano proprio lì a due passi dalle loro case. Come finirà la faccenda ancora non è chiaro. Di certo alla luce dell’emergenza che stiamo vivendo, di fronte ad un futuro mutato nelle sue prioritarie esigenze, il progetto della cittadella dello sport ‘di prossima realizzazione’ con l’obiettivo di aprire il cantiere entro la fine dell’estate appare altrettanto incerto quanto il destino di tutti noi. ‘Magari un po’ troppo ottimista, ma mai dire mai’ disse l’assessore ai lavori pubblici Enrico Melasecche che voleva inaugurare la struttura nel 2021 con un evento mondiale».

MATTATOIO, NUOVA SFIDA AL TAR

«Mattatoio e mercato, servono strutture»

Mercoledì ad intervenire sull’argomento è la capogruppo di Uniti per Terni, Paola Pincardini: «Registriamo grande preoccupazione tra gli operatori del settore per il piano di smantellamento del mercato ortofrutticolo e a seguire del mattatoio comunale. La giunta comunale, nell’ottica di raggiungere l’obiettivo del Palasport, sta venendo meno al bando del palasport stesso che prevede che vengano create strutture alternative. La giunta comunale invece è impegnata solo nelle demolizioni. Ha approvato lo stralcio per la demolizione del mercato ortofrutticolo senza che sia stata prevista una alternativa, mettendo in grandissima difficoltà gli operatori che in questi anni sono riusciti ad andare avanti. Ma è ancora più allarmante la situazione del mattatoio, una struttura che serve tanti piccoli allevatori e che è essenziale per mantenere quella filiera corta capace di assicurare qualità ai consumatori e di dare reddito ai produttori locali. Questa amministrazione, in particolare il partito di maggioranza, si riempie tanto la bocca sui prodotti ternani e italiani ma poi sta di fatto chiudendo l’unico mattatoio che assicura ai produttori locali di poter portare la loro carne nelle macellerie della città. Con la chiusura del mattatoio di Terni i produttori sarebbero costretti ad andare ad Orte o Massa Martana. Un danno, in termini economici e di impiego di tempo, che renderebbe ancora più difficoltosa la gestione economica di queste micro aziende. Se vogliamo mangiare carne – continua – allevata a Terni dobbiamo avere una struttura di macellazione nel nostro comune, non possiamo consentire che anche questo settore chiuda. Quanto finora fatto dall’amministrazione è fallimentare perché il bando di gestione della struttura che almeno in parte dovrà realizzare la PalaTerni è andato deserto per il semplice fatto che è previsto da parte del gestore del mattatoio un esborso enorme, di almeno un milione e mezzo, oltre al canone annuale. È chiaro che quanto previsto-  almeno con questi importi – è irrealizzabile e rischia comunque di riflettersi sulle tariffe future. Occorre infatti che quanto dovranno pagare gli allevatori per macellare a Terni sia accettabile, è noto a tutti che i margini sulla produzione di carni locali sono bassissimi e spesso non arrivano a coprire neanche i costi vivi».

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