Terni, teatro Verdi: prime analisi, rischio amianto. Vico S. Agape verso la ‘chiusura’

Lunga commissione martedì a palazzo Spada per fare il punto sui due stralci da complessivi 22 milioni di euro. «Rinvenimenti archeologici? Il progetto non sarà stravolto»

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di S.F.

Tanta politica, ricordi ‘polettiani’ e stroncature – non le prime ovviamente – sull’aspetto del teatro ridotto. Ma soprattutto un po’ di aggiornamenti sul cantiere più complesso di questo periodo storico a Terni, quello legato al Verdi: martedì mattina il responsabile unico del procedimento, l’ingegnere Matteo Bongarzone, è stato ‘interrogato’ a lungo sia sul I che sul II stralcio da importo complessivo di poco più di 22 milioni di euro. Di mezzo anche possibili problemi con l’amianto, posizionamento della gru e l’evolversi degli scavi. Nel contempo nelle ultime ore è arrivata l’approvazione del verbale della conferenza di servizi per lo spostamento dei sottoservizi interferenti e la definizione dei nuovi tracciati.

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L’area coinvolta

Cunicoli, cavità e cantiere in allargamento

Bongarzone in prima battuta – sintetizziamo al massimo, sono elementi già noti da oltre un anno e mezzo – ha riepilogato costi, lavorazioni e tempistiche dei due stralci affidati alla Krea Costruzioni, il primo dei quali riguardante essenzialmente la demolizione della torre scenica e lo sviluppo del teatro ridotto da 150 posti (8,1 milioni di euro). Poi tutto il resto con costruzione della torre scenica, sala principale, gallerie e quant’altro. Questioni già spiegate a più riprese, come ad esempio il fatto che resterà solo il pronao su corso Vecchio come testimonianza storica. Un cantiere problematico. Lo sarà ancora di più nei prossimi mesi: «Un progetto – ha ricordato l’ingegnere – invasivo in quell’area perché gli spazi di manovra sono veramente ristretti, la gru a malapena c’entra. Le indagini sul sottosuolo per lo spostamento dei sottoservizi hanno evidenziato cunicoli e cavità che probabilmente porteranno ad individuare una posizione più idonea per la gru. Vuol dire che si allargherà molto e dovremo arrivare a chiudere la viabilità su vico Sant’Agape. Attualmente è ridotta ad una sola corsia». Al momento sono state effettuate piccole demolizioni oltre allo smantellamento dei sottoservizi ed il lavoro sugli arredamenti. Ma è chiaro che l’impatto di maggior rilievo deve ancora arrivare. Sarà complicato non accorgersene. Il I stralcio, in teoria, sarà concluso per settembre 2024 dopo oltre 400 giorni. Vedremo.

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Il Rup Bongarzone

Rischio amianto. Il ridotto che non piace

I guai non sono finiti qui come ha specificato Bongarzone: «Si sta procedendo ad un’analisi sulla pavimentazione in pvc della platea. Da un primo approccio sembra contenere fibre di amianto, per cui andranno smaltite in modo adeguato. Affidata inoltre una campagna di scavi archeologici, d’accordo con l’amministrazione, su vico Sant’Agape. Dovrebbe iniziare la prossima settimana». Poi via con i giudici della parte politica che, non a sorpresa, non è proprio positivo: «Il teatro ridotto è veramente brutto, spero non verrà come si vede dal render», il commento caustico di Claudio Fiorelli (M5S). Il Rup, sollecitato sui posti complessivi, ha poi puntualizzato che in tutto saranno 959: ci sono infatti gli 809 della sala principale. Anche Marco Cecconi (FdI) ha pressoché stroncato l’iter generale: «Con 7 milioni si poteva ristrutturare il teatro esistente. Con questa operazione si azzera la provenienza storica dell’edificio e si sotterrano le speranze di chi era animato da prospettive polettiane». L’esponente FdI ha più volte ricordato – senza mai citarlo direttamente – i pensieri espressi dal sindaco Stefano Bandecchi sul fatto di dover rimodulare il tutto per, appunto, seguire la linea Poletti. D’altronde non caso a luglio è stato nominato come consulente fiduciario l’architetto Paolo Leonelli.

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Il trio femminile di AP in commissione

La polemica

Roberta Trippini (AP) non ci è andata più leggera: «Una sconfitta per la nostra città, come è stato possibile approvarlo?». Da parte sua c’è stata anche la richiesta di audire in commissione i ‘giudici’ del concorso 2020, vale a dire Francesco Cellini, Emanuele Morezzi, Simone Monotti, Donatella Cavezzali e la dirigente comunale Emanuela De Vincenzi. Il Rup a questo punto ha spiegato che, per quel che concerne il II stralcio, è in fase di avvio la progettazione dell’esecutivo a cura della Exup di Perugia. «Mettiamo una struttura ultra moderna in un ambiente vecchio, è un pugno in un occhio così. Ma qualcuno della commissione nel 2020 lo ha valutato il contesto?», è tornato alla carica Fiorelli nel contempo. Per Bongarzone una lunga mattinata: «In fase di concorso è stato tutto valutato, anche la scelta dei materiali. Cosa succede in caso di rinvenimenti archeologici? Si allerta la soprintendenza in primis, il forte rischio c’è. Già ci ha imposto delle serie indagini preventive, a breve saranno fatte sulle aree esterne e poi in modo più approfondito sulle zone di sedime. Magari si potranno rivedere profondità o scavi, ma non si parla di stravolgere il progetto. Direi che è andata bene, c’erano progetti peggiori», il chiarimento dell’ingegnere all’input di Cecconi. Non concorde Francesco Maria Ferranti (FI): «Non credo saranno ritrovate grandi opere, a Terni dobbiamo recuperare il teatro».

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Il cantiere

L’auspicio e l’audizione

Nel mirino dei consiglieri di centrodestra anche l’incarico a Leonelli. «Ci auguriamo di non trovare nulla. Semmai ci saranno i tecnici per una variante di progetto considerando che c’è un appalto già aggiudicato. Dobbiamo fare i conti con gli spazi e le normative, garantiremo il massimo degli standard. E le valutazioni archeologiche sono fatte su carta, nessuno è in grado di prevedere nulla rispetto a ciò che ci sarà sotto». Poi la stoccata politica di Cecconi: «Il Poletti non si può fare, è improprio far pensare alle persone che sia possibile. Basta annunci», il tackle sui vertici politici di AP. Alla fine si chiude con la richiesta di Raffaello Federighi (AP), audire l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Maggi in una prossima seduta. Voto positivo e storia chiusa. Per ora. Niente audizione invece per Leonelli. L’assistenza archeologica alle lavorazioni di scavo sarà a carico della AdArte Srl di Rimini.

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